Il Presidente del Comitato per l’AI di Palazzo Chigi è intervenuto sul tema Intelligenza artificiale. «Non c’è da aver paura, non bisogna avere eccessiva ingenuità, occorre avere la capacità di interrogare questa trasformazione»
Padre Paolo Benanti, Presidente del Comitato per l’Intelligenza Artificiale presso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è intervenuto nelle scorse ore per discutere di Intelligenza artificiale a un evento de Il Sole 24 Ore e Radio24. «L’innovazione è qualcosa di tecnico ma è profondamente ambigua – ha detto -. La bomba atomica, ad esempio, era profondamente innovativa ma i suoi effetti li conosciamo. Lo sviluppo invece ha bisogno di alcune caratteristiche. Ad esempio l’innovazione diventa sviluppo se prende in considerazione le generazioni o se prende in considerazione le peculiarità del territorio o le differenze».
In un periodo storico in cui l’hype attorno all’AI genera non poche preoccupazioni rispetto a impatto e possibili rischi, Benanti ha commentato. «Non c’è da aver paura, non bisogna avere eccessiva ingenuità, occorre avere la capacità di interrogare questa trasformazione, perché il cambio di potere non generi squilibri di mercato, sociali e politici».
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Trattandosi di un’innovazione potenzialmente epocale, il Presidente del Comitato per l’AI ha ricordato che l’Intelligenza artificiale «viene presentata come qualcosa che risolverà i problemi di tutti», mentre «la funzione di redistribuzione del valore rispetto alla produttività avviene solo se c’è un’intermediazione di altre componenti». L’AI interroga poi sul futuro dell’Italia: «In un Paese con un crollo demografico verticale – ha concluso – ci sono le possibili scelte che possiamo fare: più figli, più immigranti, lavorare di più, oppure usare l’AI».
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