Le Big Tech USA si riposizionano: Zuckerberg rivela le pressioni di Biden, Bezos silenzia il Washington Post e Musk investe milioni su Trump


In queste ore gli americani stanno votando per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti. Come si sono mossi i grandi nomi della Silicon Valley e del mondo startup a stelle e strisce?

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Una parte della Silicon Valley e del panorama tech USA si è esposta da mesi a favore della candidatura di Donald Trump per la Casa Bianca. Nel giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti torniamo a parlare delle scelte e delle mosse dei miliardari del settore. Elon Musk è il sostenitore più sfegatato dell’ex presidente, tanto da organizzare una lotteria (tra mille virgolette) per premiare chi sottoscrive un appello pro Trump. E gli altri Big che fanno?

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Trump: cosa pensano i grandi nomi del tech?

  • Jeff Bezos: il fondatore di Amazon ha provocato parecchie polemiche all’interno della redazione del Washington Post, testata di cui è editore. Nei giorni scorsi infatti il giornale ha dichiarato che non avrebbe fatto alcun endorsement in vista delle presidenziali. Tra i più importanti quotidiani americani, il WP ha sempre sostenuto i candidati democratici e dal 1988 non ha mai mancato di esporsi di fronte ai propri lettori.
  • Mark Zuckerberg: il Ceo di Meta è stato tra coloro che, a seguito dei fatti di Capitol Hill il 6 gennaio 2021, ha aderito al ban permanente di Trump dai social. Con Biden alla Casa Bianca le cose sono andate meglio? Non esattamente: negli scorsi mesi il miliardario ha dichiarato – con un tempismo sospetto – di aver ricevuto ai tempi della pandemia pressioni dall’attuale presidente per censurare contenuti riguardanti il Covid 19 sui social del gruppo.
  • Andreessen Horowitz: si tratta di uno dei fondi di Venture Capital più importanti al mondo, guidato da Marc Andreessen e Ben Horowitz. Entrambi hanno spiegato nei mesi scorsi le ragioni per cui sostengono Trump, riferendosi al futuro degli investimenti in tecnologia.
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  • David Sachs: co-host di All In, uno dei podcast sull’innovazione più seguiti, è uno dei nomi più noti della Silicon Valley. «Sappiamo quale sarà la loro agenda – ha detto riferendosi ai democratici alla convention repubblicana – altri quattro anni di caos e fallimento sia in patria, sia all’estero». 
  • Satya Nadella: il Ceo di Microsoft, come riporta il Guardian, non si è esposto in vista delle elezioni americane di oggi. Non avrebbe infatti telefonato a nessuno dei candidati. Ricordiamo che la società di Redmond è tra i principali investitori di OpenAI, il campione americano dell’Intelligenza artificiale.
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  • Sundar Pichai: il capo di Alphabet, la holding di Google, ha telefonato nei giorni scorsi al candidato repubblicano, a quanto pare per complimentarsi per quella messa in scena al McDonald’s, con il tycoon impegnato a friggere patatine fritte.
  • Tim Cook: infine parliamo del Ceo di Apple, che nei giorni scorsi ha telefonato al candidato repubblicano a quanto pare per discutere dei problemi che la Mela morsicata sta avendo con la legislazione europea. Dal momento che Bruxelles impugna il Digital Markets Act per far rispettare determinati requisiti alla multinazionale di Cupertino, c’è da aspettarsi che con Trump alla Casa Bianca si potrebbe arrivare a uno scontro?

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